Alla fine è arrivata.
L’hai progettata, programmata
nei minimi particolari, provata fino allo stremo delle forze, te la sei sognata
più o meno ogni notte fino ad ora, ogni volta con un finale diverso.
E spesso nemmeno tanto lieto.
Ma ci siamo, oggi è il gran
giorno della presentazione del tuo libro.
Sei andato a letto la sera
prima insolitamente tranquillo, ripetendo a te stesso che non c’era nulla di
cui preoccuparsi, che ogni cosa era stata programmata nei minimi particolari e
che tutto era pronto per il tuo gran giorno.
Si, come no.
Ma questa mattina hai aperto
gli occhi con uno strano peso sullo stomaco, una vibrazione simile a un fischio
fissa nelle orecchie e la sensazione di non poter stare fermo sulle tue gambe
per più di due secondi.
Per tutto il giorno,
qualunque cosa tu stia facendo, la tua mente si arrovella sulle duemila cose
che potrebbero andare storte e sulle quali ormai senti di non avere più potere.
Il locale andrà bene?
Ci sarà abbastanza da bere?
Funzionerà il microfono?
E soprattutto, si presenterà
qualcuno?
Ti presenti al locale con
largo anticipo, del resto sei del segno della Vergine e il ritardo non fa
proprio parte del tuo dna, e aspetti pazientemente che ogni cosa venga
preparata e predisposta.
Arriva il momento della
lettura di prova, e come ogni buon copione che si rispetti fai schifo ma schifo
che più schifo non si può.
Ti tremano le mani, la fronte
gronda di sudore e da dove ti è uscita quella vocina stridula da chihuahua
mestruato?
Ti alzi scoraggiato e chiedi
un bicchiere di prosecco alla padrona del locale, che captando la tua epocale
ansia da prestazione ti versa l’equivalente di un barile di vino bianco in un
bicchiere grande quanto una roulotte.
A quel punto succede una
cosa.
Ti volti, ormai certo che
l’intera operazione si risolverà in una guittata dall’esito mediocre, e vedi le
persone che iniziano a riversarsi nel locale che ha appena aperto le porte.
Riconosci tutte, ma proprio
tutte le persone che hai invitato, e anche qualcuna che non hai mai visto prima
ma a cui vuoi già bene per principio.
Amici vecchi e nuovi, persone
di famiglia, amici di persone di famiglia e amici tuoi che non ti aspettavi
nemmeno si sarebbero presi il disturbo di presentarsi.
La sala si riempie
velocemente e l’aria inizia a scaldarsi, le persone girano, ti salutano e
abbracciano, parlano tra di loro, quasi tutti hanno già in mano il tuo libro
che hanno acquistato all’ingresso.
Sali sul palco, e complice il
litro e mezzo di vino che ti sei scolato le tue gambe sono magicamente
rilassate, la voce non ti trema più e riesci a sorridere senza sembrare Voldemort
con la paresi.
Hai tutti gli occhi addosso,
il microfono in mano e il tuo libro aperto davanti a te, senti una botta di
energia invaderti il corpo e scorrerti nelle vene, prendi fiato e inizi a
leggere.
Marlon Brando, Steve Mc Queen
e Gregory Peck te fanno un grattino sulla schiena, per non dire una pippa,
tanto sei sicuro di te, interpreti e riesci a modulare la voce a seconda del
brano.
O almeno è così che ti senti,
ma è quello che conta, perché come ti senti dentro è come appari, e il modo in
cui vivi un’esperienza determina la qualità dell’esperienza stessa.
Quando hai finito non sai
nemmeno come ci sei arrivato alla fine, ma sai che ce l’hai comunque fatta.
Gli amici si accalcano per
farti i complimenti e chiederti una dedica sulla loro copia del tuo libro, il
momento è del tutto surreale e in parte grottesco ma te lo vivi al meglio e
cerchi di fissare quelle sensazioni nella tua mente per renderle indelebili.
Non perché è un’occasione
unica nella vita, ma perché la prossima volta andrà meglio di questa, e la
volta dopo meglio ancora, e così via.
Quando tutti se ne sono
andati ti dicono che le copie del libro sono esaurite, e a quel punto capisci
che la serata è andata bene per davvero, e non soltanto nella tua
immaginazione.
Non ti resta che prendere il
cappotto e tornare a casa, la tua parte per oggi l’hai fatta.
Ed era una parte da oscar.
P.S. ovviamente non ti
dimentichi delle persone che ti hanno aiutato, si son messe in gioco, ti hanno
aiutato e sostenuto, hanno sopportato i tuoi scleri da primadonna per un mese
intero, solo e soltanto per amore tuo.
Giovà, non solo sei uno
scrittore, ma sei pure fortunato, che voi de più?
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